JULIAN MCMAHON ITALIAN FORUM

LA TRAPPOLA, GDR alla conquista di Sean McNamara

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Ilaria Cole
view post Posted on 8/11/2005, 20:46




Gli sorrido a mia volta. "Sean ... sei davvero gentile ... ti ringrazio moltissimo". Accetto volentieri il bicchiere che mi porge, anche se non avevo intenzione di bere l'ennesimo caffè della giornata. Il gesto di Sean mi ha quasi commossa, penso sempre di non meritare certe attenzioni da parte degli uomini, forse perché non li ho mai incoraggiati, privilegiando sempre lo studio su ogni altra cosa. Non è che non riscuotessi i miei consensi, ma non ho mai avuto la fila fuori dalla porta.
Il caffeè tanto male non mi può fare, visto che nel mio lavoro, come in quello di ogni altro medico, il rischio di una notte insonne è sempre in agguato. Ci verso dentro zucchero e half and half, poi mescolo il bollentissimo liquido soffiandoci sopra per raffreddarlo un po'. Quando - forse (conosciamo bene la sbobba americana ) ha una temperatura accettabile, comincio a sorseggiarlo. "Buono, davvero. Ho scoperto che il vostro caffè mi piace ... proprio come il caffè che si beve a casa ... quello che fa mio padre ... mia madre prepara il caffè italiano ... A me piace in tutte le maniere, basta che mi dia la carica ... Se non ci fosse stato ai tempi dell'università come avrei fatto a passare intere nottate sui libri?"
Come al solito divento logorroica con gli uomini per cui provo un certo interesse. Visto che l'espressione che Sean aveva mentre parlava della sua famiglia è scomparsa, forse gli fa bene sentire la sottoscritta che racconta la prima cosa che le salta in mente aspettando il momento in cui si tornerà seri per parlare del caso Monray.
 
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OnlyJulian
view post Posted on 9/11/2005, 16:14




Sean assentisce con la testa e con un sorriso, in fondo essendo chirurgo sa bene cosa siano le notti insonni per prendere la laurea probabilmente! sta per dire qualcosa quando lo vedi bloccarsi, come se avesse visto qualcosa. Segui il suo sguardo e vedi il sergente Wilson e la dottoressa Wade venire verso di voi, dopo la che la profiler ti ha fatto un cenno di saluto con la mano.
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 9/11/2005, 19:39




Ricambio il saluto della dottoressa Wade, poi mi rivolgo a Sean, che presumibilmente ha già riconosciuto il sergente Wilson: "Sono arrivati i nostri "clienti". La donna col sergente è la profiler dell'FBI di cui ti parlavo". La conversazione con Sean McNamara è stata molto piacevole, purtroppo è durata troppo poco tempo, ma almeno ho sgombrato la mente, sono più rilassata e concentrata, pronta a rituffarmi nel caso Monray.
Saluto molto cordialmente sia il sergente che la dottoressa Wade e dopo le presentazioni di rito aspetto che Sean ci faccia strada per accompagnarci nel suo ufficio.
 
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OnlyJulian
view post Posted on 10/11/2005, 15:38




Sean vi precede dentro la clinica e poi dentro il suo ufficio. Qui vi fa accomodare su delle sedie davanti al suo tavolo, poi vi chiede di scusarlo un attimo."Vado a chiamare il mio collega, il dr Troy, così potremo rispondere per un atitmo alle vostre domande." ed esce. Ha appena chiudo la porta dietro di sè che il sergente Wilson si rivolge a te:"allora, di cosa avete parlato?"
E' evidente che crede che abbiate discusso del caso.
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 11/11/2005, 01:05




La domanda del sergente mi colpisce ... Da un lato me l'aspettavo ... Ha visto la sottoscritta e il dottor McNamara seduti su una panchina a parlare tranquillamente ... è del tutto legittimo che ci chieda l'oggetto della nostra conversazione, visto che siamo tutti coinvolti nelle indagini.
Normalmente se qualcuno mi pone una domanda del genere su una persona per cui provo interesse divento di mille colori, proprio come una ragazzina alla prima cotta. Questa volta invece - incredibile - riesco a rimanere impassibile e rispondo al sergente: "Di niente in particolare ... le solite frasi di circostanza ... il tempo ... sono arrivata con qualche minuto in anticipo e ne ho approfittato per prendere un po' di sole ... casualmente è arrivato il dottor McNamara che aveva avuto la stessa idea. Non abbiamo parlato del caso ... non mi sembrava corretto parlarne prima del vostro arrivo".
 
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OnlyJulian
view post Posted on 11/11/2005, 15:54




"Speravo tanto che le dicesse qualcosa che potesse esserci utile, anche se non credo che ci nasconda qualcosa..." si interrompe, perchè Sean rientra nella stanza seguito dal suo collega. Christian Troy é talmente bello che vedi la dottoressa Wade avere la tua stessa prima reazione, spalancare leggermente gli occhi per la sorpresa di trovarsi di fronte a una tale prestanza (->eh eh eh tongue.gif ).
Il nuovo arrivato vi saluta e prende posto dietro la scrivania, di fronte a voi, con Sean.
E' lui a prendere la parola, dopo una breve occhiata al collega.
"Allora, in cosa possiamo aiutarvi?".
Il sergente Wilson lo aggiorna brevemente di quanto già detto a Sean in precedenti occasioni, ma dal suo sguardo cortese eppure poco sorpreso capisci che sa già tutto, probabilmente da Sean stesso.
"SE ora siamo qui per vedere entrambi" conclude il sergente "è perchè abbiamo motivo di credere che il killer che ha assassinato Rachel Monray volesse in realtà colpire uno di voi due."
"Uno..di noi due?" é Sean a ripetere questa parola mentre ti guarda con perplessità. Il suo collega tace, incrocia solo le mani sul petto, difficile capire cosa stia pensando. "Cosa ve lo fa pensare? potrebbe benissimo essere un caso che lei fosse una nostra paziente..cosa hai scoperto nella tua autopsia?" stavolta te lo chiede direttamente ma è fin troppo ovvio che anche tutte le altre domande erano rivolte a te.
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 13/11/2005, 01:34




Mi accingo a rispondere alle domande di Sean McNamara con tutta la concentrazione di cui sono capace, senza farmi distrarre dalla straordinaria bellezza del dottor Troy, che non passa certo inosservata
"Comprendo le tua perplessità, Sean ... comunque continuiamo a prendere in considerazione l'ipotesi di qualche minaccia o conto aperto con uno di voi due ... o con la clinica ... Indubbiamente potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza, ma non possiamo trascurare nessuna pista, la vita di molte donne di Miami potrebbe dipendere da noi, e forse anche da voi". Prendo la cartellina con referto del caso Monray e l'appoggio sulla scrivania di Sean, in modo che sia lui che il dottor Troy possano consultarlo liberamente. "Quando ci eravamo incontrati qui la prima volta col sergente Wilson non avevo ancora completato tutti i test. La causa della morte già era stata determinata ... questo fendente al cuore" continuo a spiegare, mentre apro la cartellina e mostro la fotografia della ferita mortale. Gli esami tossicologici erano tutti negativi e non ci hanno rivelato niente, a parte che la sera della sua morte aveva bevuto parecchio. Anche dagli esami istologici non abbiamo scoperto nulla: Rachel Monray godeva di una salute perfetta, beveva alcolici molto saltuariamente e si alimentava in modo molto sano. Ma c'è - o meglio, potrebbe esserci un elemento in più per le nostre indagini". Rivolgo uno sguardo a Andrea Wade per coinvolgerla nel mio discorso, poi proseguo: "La dottoressa Wade ha esaminato le ferite di Rachel e ha avuto l'intuizione che il nostro assassino potesse avere un deficit motorio alla mano destra, in particolare che gli manchi un dito e che per questo motivo si sia servito di un tutore per impugnare più facilmente il coltello. Dopo aver riesaminato le ferite di Rachel Monray e dopo aver visionato attentamente i referti delle autopsie delle altre due vittime, sono giunta alla conclusione che l'ipotesi è plausibile." Mi interrompo per pochi secondi, giusto il tempo di prendere da un'altra cartellina i referti delle autopsie delle altre due vittime e di appoggiarli sul tavolo. Poi riprendo: "L'assassino ha colpito le sue vittime con grande violenza. Tutte e tre le vittime sono state uccise da una coltellata al cuore. Ma poi ha continuato a infierire sul loro corpo, tanto che molte ferite sono state inferte post-mortem. Parlo adesso in riferimento al caso Monray, che è quello che sto seguendo direttamente: le prime ferite hanno i margini molto più netti rispetto a quelle inferte successivamente, sembra che l'assassino abbia la mano più ferma. Poi invece, via via che colpisce, i margini delle ferite sono sempre meno precisi, come se gli tremasse la mano, anche se in maniera appena percettibile. Non ho seguito direttamente gli altri casi, ma le foto scattate ai cadaveri sono piuttosto nitide e mi sembra di notare la stessa differenza fra le ferite pre e post mortem, anche se il collega che mi ha preceduto non l'ha notato." Terminata la mia spiegazione, mi rivolgo ai miei interlocutori e domando la loro opinione.
 
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eileen grant
view post Posted on 13/11/2005, 11:41




Mi sembrano colpiti dalle affermazioni della Dottoressa Walsh, entrambi i medici. In particolare è Sean McNamana quello apparentemente più scosso. Li scruto discretamente, ma con attenzione.

Il Dottor Troy ha un fascino magnetico, polarizzante. Non parla eppure l'atmosfera è pregna di lui, come se Sean McNamara passasse d'improvviso in secondo piano. Eppure non è così.

Perché è Ilaria Walsh che, suo malgrado, lo impedisce. L'iniziale magnetismo che aveva colpito tutti noi nei confronti del dottor Troy quindi, magicamente scompare alle prime accorate parole di Ilaria Walsh.

Quindi tocca a me estraniarmi e concentrare la mia attenzione sul soggetto "abbandonato". Lo guardo, ma lui non mi vede, intento com'è ad assorbire a modo suo le parole che escono dalle labbra dell'anatomo patologo. Gioca con la penna, la capovolge, la gira. Poi sospira, pensoso.

Chiudo gli occhi e un'altra immagine mi raggiunge. Vedo l'università, tanti libri, sorrisi e risate. Ragazze felici. Un'ombra che gira l'angolo e si allontana. Riappare mentre continua a nascondere la sua figura dietro un'angolo e guarda una scena. Il giorno della laurea. Quei tipici copricapi quadrati neri che volano per aria. Uno è trafitto da un bisturi e assurdamente sanguina.

Inspiro mentre noto che Ilaria ha concluso le sue spiegazioni. Ora tocca a me. Il passato a volte ritorna e a volte lo fa per una ragione ed una soltanto.

"Raccontatemi dei tempi dell'università, che penso avrete frequentato insieme. Chi erano i vostri compagni o meglio ... ricordate qualcuno in particolare? Qualcuno forse ... meno fortunato di voi?"

Attendo risposta alla mia domanda forse apparentemente brutale. Sappiamo bene tutti a cosa alludo, basta che si guardari i volti dei due medici, entrambi affascinanti seppure in maniera così differente.

Edited by eileen grant - 13/11/2005, 11:43
 
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