| Christian era riuscito ad assopirsi, un sonno quasi sereno nonostante gli ultimi sviluppi, almeno questo vide Alex Lopez non appena entrò discretamente nella stanza dell’amico e collega. Chiuse la porta con altrettanta cautela e si inoltrò nella stanza in penombra a causa delle tende ancora parzialmente chiuse per non irritare gli occhi ancora fragili del giovane chirurgo.
Alex appoggiò il vassoio che aveva portato con sé sul carrello portavivande sistemato vicino alla parete. Christian era stato talmente male che a nessuno aveva mai più sfiorato l’idea, in quei momenti, che sarebbe potuto tornare a mangiare presto. A dire il vero, la sensazione che era aleggiata durante quei terribili momenti era che Christian difficilmente avrebbe rivisto il sorgere del sole.
L’ortopedico sorrise guardando l’amico. Ora era vicino a lui e poteva notare con soddisfazione che tutte le macchie erano quasi scomparse da quel corpo una volta scolpito, ma che ora avrebbe sicuramente beneficiato di una efficiente e regolare riabilitazione.
Pochi minuti prima aveva studiato attentamente le ultime lastre che aveva chiesto per Christian durante tutto il check-up che gli altri medici avevano effettuato. Entrambe, a dire il vero, lo avevano lasciato soddisfatto. E pensare che gli ultimi avvenimenti avrebbero potuto peggiorare ulteriormente le cose … tutte le manovre per farlo vomitare, le procedure d’urgenza per inserirgli nuove flebo … di certo non si pensa a peggiorare una lussazione alla spalla, quando è della vita del paziente che si sta parlando …
La spalla sinistra di Christian sembrava essere andata completamente a posto. Ma quello che lo soddisfaceva di più era stato il constatare che le fratture alla mano stavano guarendo nella maniera migliore.
Sul volto di Alex Lopez aleggiò un ghigno. Si, il suo amico doveva rivedere il sole e non intendeva solamente in senso visivo. La metafora in quel momento gli sembrava appropriata. Con Kate vicino e i primi importanti segni che il suo corpo cominciava, seppure lentamente, un cammino costante verso la completa guarigione, era la migliore notizia che avrebbe potuto dargli.
Non prima, però, di un po’ di cibo da inserire in quel povero stomaco martoriato. Alex però era combattuto. Non avrebbe mai voluto svegliare il suo amico che finalmente dormiva placidamente e profondamente. D’altra parte, se avesse lasciato quella minestra sul vassoio, Christian l’avrebbe trovata inesorabilmente fredda.
*Poco male.* pensò, mentre girava i tacchi per uscire dalla stanza *non credo mi ammazzeranno in cucina per rifargliela quando sarà sveglio …*
Non riuscì quasi a terminare i suoi pensieri, quando col piede colpì la base dell’asta dove le flebo erano posizionate. Entrambe le bocce tintinnarono rumorosamente e l’asta ondeggiò pericolosamente. Alex tentò il tutto per tutto agguantando l’asta al volo, impedendo che questa, cadendo, non solo facesse fracasso, ma danneggiasse anche il paziente, strappando l’ago dalla vena.
L’operazione gli riuscì. Ciò che invece fallì clamorosamente, fu di evitare di perdere lui stesso l’equilibrio e cadere sul letto del paziente.
“Ouch … ma che diav…” gridò Christian svegliato improvvisamente da quel baccano. I suoi occhi spalancati, si focalizzarono sull’ortopedico.
“Alex …” sussurrò stringendo gli occhi per meglio focalizzare l’immagine “sei proprio tu?”
“Già … in carne ed ossa … meno male che non volevo svegliarti … scusa” si giustificò l’amico mentre cercava goffamente di rimettere tutto al suo posto.
“Stai tranquillo, credo di aver dormito abbastanza, soprattutto profondamente. Mi sento molto più rilassato ora.” disse con soddisfazione.
Alex Lopez sorrise annuendo. “Me ne sono accorto. E’ anche per questo che sono qui. Ti ho portato qualcosa da mangiare. Devi cominciare a metterti in forze, amico mio!” concluse con enfasi, gesticolando teatralmente.
“Già … domani mi iscrivo alla maratona di New York …” Christian disse sarcasticamente, guardando fuori dalla finestra ormai spalancata, che rimandava ancora la luce del giorno, nonostante fosse quasi ora di cena.
“Dai, farai passi da gigante ora, ne sono sicuro….”
Christian tornò a posare lo sguardo sull’amico. “Beh, lo ammetto, ero scettico… chiunque lo sarebbe stato al mio posto, credo … ma ora ho di nuovo voglia di tornare quello che ero, anzi meglio … per Kate.”
“Ecco la ragione per cui ti ho portato da mangiare. Non ci sono assolutamente controindicazioni per questa magnifica brodagl … volevo dire questo splendido brodino di pollo che dalle nostre cucine ti hanno mandato su con tanto tanto affetto…” Alex dichiarò riavvicinandosi al letto di Christian e sistemando il vassoio sul portavivande.
Christian assunse un’espressione truce. “Giuro, quanto è vero che mi chiamo Christian Troy, voglio morire di fame e stenti piuttosto che farmi dare a mangiare da te. Dov’è Kate?”
“Calma calma, mio giovane, impetuoso e frettoloso amico. E chi ha detto che ti avrei imboccato? Anzi … chi ha detto che nessuno mai ti avrebbe imboccato oggi? Vuoi mangiare? Allora dovrai arrangiarti, amico mio!”
Christian guardò il collega con aria interrogativa. Ma che stava dicendo? E come avrebbe potuto mai mangiare, o sempliemente avvicinare un cucchiaio alla bocca con una mano chiusa dal gesso e una spalla e braccio bloccati da un tutore?
Alex non gli diede tempo di pensare ad una risposta coerente. Stava già armeggiando con il suo tutore.
“Ma cosa…?”
“Shhh, sta zitto e lascia che il tuo ortopedico lavori in pace!” tuonò simpaticamente il Dr. Lopez. Pochi secondi dopo, l’avveniristico tutore, compagno di Christian per circa due settimane, giaceva inerme sul letto di Kate.
Alex toccò con sicurezza ma con estrema attenzione alcuni punti della spalla di Christian, il quale solo una voltà trasalì lievemente per il dolore.
“Christian, sono molto soddisfatto di come la tua spalla sia andata a posto, perché, amico mio, E’ andata a posto. Da domani comincerai la riabilitazione, ma ora la prima che voglio farti fare è quella di come portare un cucchiaio alla bocca senza sbrodolarti tutto.”
Christian gli rivolse un silenzioso ma certamente bellissimo sorriso che testimoniava la sua piena felicità ora. Doveva dirlo a Kate, doveva dirle che …
“Non ho finito, Christian. Domani verrai su in sala gessi. Ti farò una nuova ingessatura alla mano, una più pratica, che ti liberi le falangi per il momento. Il pollice deve rimanere bloccato, purtroppo, lo scafoide non è ancora saldato, il danno era troppo esteso per guarire in così poco tempo. Ma almeno potrai grattarti la testa o accarezzare il dolce sorriso della tua amata. Per scrivere, beh … dovrai avere ancora un po’ di pazienza.”
“Alex … grazie … davvero. Non sai quanto tutto questo, adesso, significhi per me…” rispose un Christian davvero commosso.
“Lascia stare ora, pensiamo a farti mangiare…” disse il chirurgo ortopedico di rimando, avvicinandogli il vassoio e preparandogli il cucchiaio. “Prendilo ora, stringi forte. Ok … così, ora avvicina lentamente … ce la fai a sollevare il braccio? Piano …piano … bene così … non preoccuparti, ti sto seguendo …”
Alex guidò Christian come se fosse stato un bambino, ma non gli importò. Ciò che gli importava sul serio era che quel primo cucchiaio di minestra significava il mondo per il suo amico e capì di aver avuto ragione quando questi assaporò quella brodaglia come se fosse stato un potage degno dei migliori chef francesi.
“Oddio … fino a poche ore fa non avrei ritenuto possibile neppure pensare di avere una vita lontanamente normale ed ora … sto mangiando … hey Alex … sto mangiando … da SOLO!!!” concluse con una risata quasi isterica, ma che era di liberazione e felicità. Alex Lopez sentì gli occhi per la prima volta da tanto tempo, inumidirglisi per la commozione. Forse si era emozionato così solo al matrimonio di sua sorella, eppure quello che stava provando in quel momento, andava certamente oltre. Aveva la netta sensazione, con quel piccolo gesto, di aver infuso nuova linfa vitale al suo amico e, ci poteva giurare, era davvero una splendida sensazione.
“Bene Christian … noto con ESTREMO piacere, che non hai bisogno né di me né di Kate per mangiare un po’. Questo significa che in cambio, ti impegnerai a recuperare in fretta le tue forze, mangiando adeguatamente e seguendo scrupolosamente le prescrizioni dei fisioterapisti. Ti avverto … Paul Sanders non è esattamente una persona docile e tenera … ma sicuramente ti rimetterà in piedi in un batter d’occhio.
“Paul … Paul Sanders? QUEL Paul Sanders? Ma Alex … ho mollato sua sorella dopo cinque giorni che stavamo insieme, non lo ha mai digerito … sei pazzo a lasciarmi nelle sue mani? Si vendicherà!”
“Tranquillo, amico mio. Mi sono informato e ho scoperto che la cara Jennifer Sanders è convolata a giuste nozze con Brian Rain la scorsa settimana …”
“Il veterinario? Mio Dio …” commentò disgustato il giovane chiururgo plastico, portando un ulteriore cucchiaio di minestra alle sue labbra.
“Beh … veterinario o no, grazie a questo felice matrimonio, non credo che Paul avrà più altri propositi omicidi nei tuoi confronti. Rilassati amico mio, gli ho già parlato.Si è fatto una risata. Ha detto che il passato è passato, ora l’importante è che tu torni in forma. Sai, anche lui è stato in pena per te. Tutti noi lo stiamo stati … non ci sono beghe familiari che tengano di fronte ad un pericolo di morte…”
Christian si fermò e lo guardò pensieroso.
Alex sorrise e tornò a guidargli il braccio. “Coraggio, ora mangia.”
In quell’istante Kate, convinta di trovare Christian ancora addormentato nella penombra, aprì lentamente la porta della stanza 212. Erano di felicità le lacrime che silenziosamente cominciarono a scenderle sulle gote allorché vide il suo amato portare un cucchiaio di minestra lentamente alle labbra e Alex Lopez, il suo grande amico, cingergli affettuosamente le spalle in un abbraccio che stava producendo un effetto mille volte superiore a centinaia di flebo: quell’effetto si chiamava fiducia in sé stesso.
Edited by eileen grant - 10/12/2003, 00:56
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