| V Lina aveva seguito alla lettere le indicazioni che aveva trovato in Internet. Eppure, quando il navigatore le indicò che era proprio quella la casa che cercava, la guardò per qualche attimo perplessa, chiedendosi se non ci fosse stato un errore. Il quartiere di per sé non era certo residenziale. Pieno di edifici fatiscenti, bidoni dell'immondizia strapieni che invadevano la strada, insegne di negozi chiusi da anni scrostate e sporche. Gente che viveva per strada che aveva osservato con aria curiosa il suo dodge transitare sulle loro strade. Eppure, l'edifico davanti a cui si fermò era se possibile ancora peggio di tutto ciò che aveva visto fino ad ora. Era un vecchio condominio che avrebbe avuto bisogno di un ritinteggiata, e non solo. Aveva l'aria di stare in piedi per miracolo. Quando alla fine Lina si decise a scendere dall'auto e a entrare nell'edificio, ciò che le si presentò oltre lo scalcagnato portone d'ingresso fu anche peggio. I muri una volta erano stati di un color verde pistacchio che ora dove non era scrostato era sporco, anche se l'effetto generale sarebbe stato di certo più inquietante con un'illuminazione adeguata. Qua invece, poche lampadine che davano un fioco bagliore illuminavano le scale di legno che portavano a vari piani. Ogni appartamento era celato da una porta e le porte brulicavano pensieri. Cercando di ignorare le innumerevoli voci che sussurravano nella sua testa Lina andava avanti, piano dopo piano. Avrebbe voluto imporsi di non ascoltare, ma non poteva. Come avrebbe potuto trovare la donna che cercava, altrimenti? Non c'erano nomi ai campanelli di quelle porte e lei aveva solo quell'indirizzo. Poteva solo sperare nell'aiuto del suo potere. Fino ad ora non c'erano donne sole, dietro quelle porte. Famiglie, menti femminili con mariti, amanti, genitori... Poi, all’improvviso Lina si fermò davanti a una di quelle porte. Sentiva una mente che non accoglieva pensieri di affetto o rancore per nessun altro essere umano, almeno di primo acchito…una persona sola. Ed era una donna. Si fermò davanti a quella porta, che aveva lo stesso aspetto misero di tutte le altre. Vi appoggiò i palmi sopra e chiuse gli occhi, mentre il suo potere cercava di artigliare la mente che aveva percepito. Vi riuscì e con forza vi si insinuò dentro alla ricerca di un pensiero che le svelasse il nome della mente ospite, per vedere se aveva avuto ragione. Niente. Allora senza muovere le labbra la chiamò, semplicemente formulando il pensiero nella mente stessa della donna. “ti chiami Shanna?”. Sentì la mente ospite contorcersi facendosi sospettosa: “chi sei?” urlò di rimando una voce dietro la porta. Lina seppe di averla trovata. Anche se la donna non aveva più poteri, o almeno Lina non li sentiva, aveva riconosciuto in Lina una sensitiva. Sapeva con chi aveva a che fare. Lina stava per rispondere alla domanda quando sentì dei veloci passi verso la porta a cui era appoggiata. Fece appena in tempo a scostarsi, prima che questa si spalancasse con violenza. La visione che le si parò davanti era tanto diversa dalla foto nel dossier su Internet che Lina ne fu sconvolta. Ricordava l’immagine di una donna di colore, molto curata e giovanile, senza nessun tratto caratteristico ma sicuramente una donna piacente. Quella che aveva davanti ora era indubbiamente la stessa donna eppure era incredibile il cambiamento che era avvenuto in lei. Doveva avere più o meno l'età di Omar, solo che sembrava una vecchia. Non era solo la sciatteria generale in cui versava: il corpo avvolto in una vestaglia informe da poco prezzo, i capelli aggrovigliati dall'aria poco pulita, il viso con ancora tracce di trucco del giorno prima, nonostante fosse mattina presto. Erano gli occhi. Uno sguardo disperato, da animale in trappola. Braccato. E come tutti gli animali braccati, la donna decise di attaccare con la forza della disperazione. “Ripeto la domanda: chi sei?” abbaiò con voce rude, senza staccare gli occhi da Lina. “Io sono Lina. Tu non mi conosci ma sono...”. “So benissimo COSA sei” la donna calcò il cosa con deliberata asprezza “cosa diavolo ci fai qui?”. “Io sono un'allieva di Omar. Avrei bisogno di parlare con te, Shanna.” Shanna conosceva Omar. Un'altra cosa che il dossier le aveva rivelato, era che Shanna aveva insegnato per qualche anno alla Scuola per sensitivi, quando Lina stessa era lì. Ma la donna al nome di Omar fece lo sguardo ancora più duro. “Questo non ti dà il diritto di venire qua a ficcare il naso.” “Non sto ficcando il naso, ho solo bisogno di parlarti” si difese Lina, ma con il suo potere sentì chiaramente che la donna non le credeva. E vide anche qualcos'altro. Vergogna. La donna si vergognava che Lina scoprisse qualcosa che non doveva e la giovane prima di ritrarsi, per pudore, lo vide quel pensiero di vergogna. La donna faceva la prostituta, era così che viveva! Lo stupore di Lina fu enorme: ma com'era possibile che... “Smettila.” disse la donna rudemente “smettila di leggermi la mente, non c'è niente da interessante da vedere.”. Lina si ritrasse immediatamente, non voleva essere invadente. Ciò che aveva visto non la riguardava affatto. Mormorò delle scuse che l'altra ignorò. Ora la osservava fisso in viso, sempre tenendola sulla porta. “Mi ricordo di te” disse all’improvviso Shanna “parliamo di dieci anni fa, come minimo, ma mi ricordo di te alla scuola. Sei cambiata, naturalmente sei cresciuta. Ma è difficile dimenticare occhi come i tuoi. Beh, cosa vuoi?” Concluse bruscamente. “posso entrare?” Lina non aveva nessuna intenzione di spiegarle il motivo della sua visita davanti alla porta. Sentì la perplessità della donna, la paura di farla entrare non tanto nella sua casa quanto nella sua vita. In profondità, sentì un umano moto di vergogna per lo stato della casa. Quando Shanna reagì, lo fece senza abbandonare il tono bellicoso: “va bene, non credo di avere molta scelta. Non c'è bisogno di essere telecinetica ragazza, per capire che passeresti la notte sul mio zerbino pur di parlarmi. Ma che sia una cosa veloce.” si scostò per lasciar passare Lina e chiuse subito la porta alle loro spalle. L'ingresso introduceva direttamente in un minuscolo salottino, squallido e disordinato però, contro tutte le premesse, molto pulito. Nell'aria si sentiva odore di fumo ma non era stantio e mescolato all'aroma di un detergente al limone. “Siediti pure” Shanna indicò a Lina un tavolo rotondo con delle sedie “Non ho niente da offrirti, mi dispiace, tranne una sigaretta e dell' whisky” le disse servendosi di entrambi da una credenza lì vicino prima di accomodarsi a sua volta al tavolo“ma immagino non accetterai né uno né l'altro, vero?” di fronte al cenno negativo di Lina scoppiò a ridere: “lo immaginavo, gli allievi di Omar sono sempre ben preparati. Il fumo e l'alcool fiaccano il fisico e indeboliscono i poteri.” stette in silenzio qualche minuto “non è più un mio problema, grazie al cielo.” “Non ti mancano i tuoi poteri?” Lina non aveva nessuna intenzione di rivolgerle una domanda del genere, ma le sfuggì prima ancora si rendersene conto davvero. Shanna non rispose. La guardò di traverso mentre si accendeva una sigaretta. Gli occhi color cioccolato la esaminavano attraverso il velo di fumo che saliva al soffitto. “perché sei qui?”. “Perché tu non hai più i tuoi poteri, ed eri una telepatica esattamente come me.” La donna corrugò la fronte squadrandola: “l'alcool e il fumo mi hanno annebbiato il cervello evidentemente, perché non capisco dove tu voglia andare a parare.” Mentiva. Aveva già cominciato a capire... e Lina sentì la paura cominciare a insinuarsi in Shanna. “Tu hai trovato il modo di bloccare il tuo potere”. “ah, sì?” nonostante avesse appena cominciato a fumarla Shanna si allungò per spegnere la sigaretta nel posacenere. La mano le tremava, Lina lo notò. “e chi ti ha detto una fesseria del genere?”. Lina esitò, ma non ritenne ci fosse niente di male a dirglielo. “c'è nel tuo dossier. Tu hai imparato come bloccare i poteri, non solo il tuo ma quello di tutti. E' cominciata così. Bloccasti i poteri di un vampiro, una volta, per permettere al sensitivo che era con te di ucciderlo. Poi hai deciso di usare questa capacità su te stessa...”. “Fesserie” la interruppe la donna, versandosi una dose generosa di whisky. “quella capacità, come la chiami tu, non era niente di sensazionale. Potevo inibire il potere altrui solo per pochi istanti. Anche con il vampiro fu così. Riuscii a fermarlo solo per pochi attimi, il tempo perché fosse ucciso...”. “Tu menti.” Lina si sporse verso di lei: “lo vedo. Forse all'inizio era come dicevi tu, ma negli anni si è accresciuto. Hai usato questo nuovo potere per bloccarli tutti, non è vero? Per diventare una senza nessun dono...”. “dono, e lo chiami dono?”. Shanna si alzò con violenza quasi rovesciando la sedia “anche il tuo lo chiami dono, ragazza?” si chinò verso di lei, viso contro viso, tanto che Lina poteva sentirle l'alito greve di whisky “ti sembra un dono leggere la mente degli altri? Sentire le loro pene, le loro sofferenze, tutto quello che sentono senza mai spegnere l'interruttore? Oh so che alla scuola ti insegnano a chiamarli doni, e forse alcuni lo sono davvero. Ma quelli come era il mio o è il tuo ragazza, sono solo maledizioni. Alla fine ti uccidono. E sono contenta di essermene liberata.”. Si staccò da Lina e le volse le spalle. “tu potevi vedere il futuro, vero?” le chiese Lina. “anche questo l'hai letto nel dossier?” Shanna si girò a guardarla e vide Lina assentire. “Non è esatto. Io del futuro vedevo solo morte. Il futuro senza ritorno di qualsiasi essere vivente. Se avessi ancora il mio potere sai cosa vedrei ora?” Si risedette di fronte a Lina e le avvicinò una mano al viso “Non il tuo bel faccino com'é ora ma decomposto, putrido o arso dalla fiamme o negli spasmi dell'ultima agonia. Di tutti vedevo la loro morte. Eccolo, il mio grande dono!” afferrò il bicchiere e lo alzò al soffitto, quasi per fare un brindisi. “Ma ora sono libera” continuò a voce più bassa, gli occhi assorti, quasi parlando a se stessa più che a Lina “non so libera di fare cosa. Forse era già troppo tardi, gran parte della mia vita era già scivolata via. Non sono più riuscita a darle uno scopo. Ma almeno la notte non ho più incubi. E' bellissimo non avere incubi” scrutò Lina “tu li hai?” e di fronte al cenno affermativo di Lina assentì con vigore con la testa, come se l'avesse capito subito. “cosa vuoi da me?” le chiese Shanna a bruciapelo“non è Omar immagino che ti ha mandato da me”. “No, non è lui” guardò fissa la donna negli occhi “sono qua perché ho bisogno del tuo aiuto. Mi devi aiutare a bloccare il mio potere”. La donna si ritrasse con la sedia, come se l'avesse morsa un serpente: “stai scherzando, non posso farlo”. “Puoi farlo, ma non vuoi, hai paura di farlo”. La donna imprecò tra i denti: “non devi stare simpatica a molta gente, vero? Questo tuo continuo rivelare che leggi nella mia mente è esasperante. Comunque é vero, non voglio farlo. Che non voglia o non possa per te è lo stesso, il risultato è identico. Ora vattene” si alzò e senza molta cortesia si diresse verso la porta “già il fatto che qualcuno dovesse sapere che sei venuta da me sarebbe sufficiente a farmi passare dei guai seri.” “Hai promesso. Ti hanno lasciata andare, a condizione che non avresti mai insegnato a nessun altro a bloccare il suo potere.” Shanna sbuffò, senza bloccare la sua marcia. “Brava ragazza esasperante, centro anche stavolta. E ora fuori!” Shanna aveva già una mano sulla maniglia e la guardava in attesa, ma con uno sguardo caparbio. Nonostante Lina non cogliesse nessuna traccia di esitazione nell'altra, lo stesso non se la sentiva di desistere così. “Non faresti un'eccezione per me?”. La donna la guardò un attimo sorpresa, poi rise con un verso amaro:”soprattutto per te, zuccherino. E' un'eccezione che mi costerebbe troppo.” scosse la testa con aria incredula, come se davvero non si capacitasse che Lina fosse arrivata a farle una richiesta simile. “Privare dei poteri la sensitiva più potente di cui si sia mai avuto storia, ce ne sarebbe a sufficienza perché Omar mi scaraventi in qualche buca sperduta dell'universo. Lina la guardava così sorpresa che la donna si accigliò:”beh, che hai da guardarmi così? Se nessuno ti ha ancora detto quanto è grande il tuo potere, l'ho faccio io adesso.” Forse accorgendosi di aver detto troppo, la donna divenne ancora più brusca:”allora, vuoi schiodare il tuo grazioso culetto dalla mia sedia e lasciarmi in pace?”. Shanna non staccava la mano dal pomolo della porta anzi, lo stringeva con forza. “Io posso pagarti” disperatamente, Lina faceva appello alla sua ultima risorsa. “posso pagarti molto”. Lina si avvide subito di aver toccato un punto debole della donna. Rinunciare al suo potere e alla vita dorata che portava con sé le era costato molto, anche in brutali termini economici., Viveva miseramente, tirando a campare un giorno dopo l'altro senza speranze per il futuro. Perché quando sarebbe diventata troppo vecchia per vendere il suo corpo lei... Ma poi, improvvisamente, qualcosa cambiò. Una grande paura, talmente grande da rendere inconcepibile qualsiasi altro pensiero, invase la mente di Shanna. La donna tornò a scuotere la testa, stringendosi addosso la lurida vestaglia come se sentisse improvvisamente freddo. “ma non posso farlo, il tuo potere è troppo importante per tutti noi”. Lina si alzò in piedi, perdendo la pazienza: “cosa vorresti dire? Quello che penso io non conta?”. “In questo gioco no, ragazza” le aprì la porta “e ora sarà meglio che vai”. La sua voce si era addolcite e Lina avvertì pietà. La donna provava dispiacere nei suoi confronti. “Non vuoi ascoltare le mie ragioni prima di mettermi alla porta?” ribadì Lina, cercando di far breccia in quella pietà. Shanna la guardò in malo modo: “non ci tengo particolarmente”. Ed era vero. Non voleva perché aveva paura. Paura di lasciarsi convincere perché anche lei, un giorno, era stata nella stessa situazione di Lina. “Tu ci sei già passata, Shanna. Sai cosa voglio dire. Credo sei l'unica persona che possa davvero capire come mi senta in questo momento.” L'altra teneva lo sguardo corrucciato, basso a guardare il pavimento. Nondimeno, Lina non demordeva. “Tu sai cosa significa avere il nostro potere, me l'hai spiegato tu. Io non vedo morte ogni volta che guardo una persona, come accadeva a te. Ma hai ragione quando dici che un potere come il nostro ti consuma. Non c’è niente di bello nel leggere continuamente nella mente degli altri. E poi c’è la mia vita ” la donna non la guardava, ancora e allora Lina le afferrò il braccio per costringerla a girarsi verso di lei: “essa non mi appartiene, non è mai stata mia davvero. Non ho mai potuto decidere cosa fare, né quando ero piccola né ora. Mi sento in gabbia, riesci a capirlo questo?”. Si chinò ancora di più verso la donna, prendendole le mani: “tu ci sei già passata” ripeté “sai cosa vuol dire. La mia vita non l'ho decisa io e ora mi sento intrappolata dentro, senza una via d'uscita. Se tu non mi aiuti.” Lina sentiva, per quando l'altra cercasse di nasconderla, l'indecisione di Shanna. Sentiva che lottava per non provare pena per lei. Per ignorare quanto il loro destino fosse stato simile in fondo…solo che Shanna si era ribellata quando era stato troppo tardi. “ti prego” la implorò “dammi l'occasione che tu non hai avuto”. “Finché sei giovane intendi?” ironizzò la donna dandole un'occhiata piena di livore ma Lina non si scompose: “Sì” rispose semplicemente. “se Omar lo sapesse verrebbe qui e mi ucciderebbe” Shanna si scostò da Lina ma questa sentì le resistenze della donna venire meno. Shanna si avvicinò al tavolo e si verso ancora due dita di whisky, che ingollò in un fiato. “chissà, magari mi farebbe anche un favore...” mormorò dandosi una breve occhiata allo specchio sbrecciato della credenza. “Non lo verrà a sapere, te l'assicuro.” Lina si avvicinò a lei, temendo che cambiasse idea “appena non avrò più poteri io sparirò dalla circolazione, andrò via e...”. “sstt” la donna alzò una mano “non voglio sapere niente neppure io, è meglio per tutti.” Shanna alzò gli occhi a guardarla e per un solo istante a Lina ricordò la donna della fotografia sul dossier. “Spero che non me ne pentirò, ragazza:” Ma Lina era oltre tutto questo. Assentì, ascoltandola appena. Quello che le importava era che quella donna l’avrebbe aiutata.
|